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Sala 2

CORRIDOIO D'INGRESSO

La sala 2 è dedicata alla Madonna del Ponte. Una delle maggiori attrattive del museo è il tesoro della Madonna, insieme alle due vesti in seta con cui si vestivano le statue della Santa Patrona. Degna di nota è anche la tavola raffigurante la Madonna con Bambino della seconda metà del XV e firmata Jacopo da Lanciano, un ignoto pittore abruzzese.

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Audioguida introduttiva

Sala 2

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La prima sala è dedicata alla Madonna del Ponte, protettrice della città di Lanciano a cui è dedicata la Cattedrale in Piazza Plebiscito

La prima sala è dedicata alla Madonna del Ponte, protettrice della città di Lanciano a cui è dedicata la Cattedrale in Piazza Plebiscito.

Tra le opere più significative nella sala troviamo gli ex voto, collocati per primi perché considerati gli oggetti più significativi per documentare la venerazione nei confronti della Madonna.

Tra le opere di oreficeria risaltano la brocca pontificale, datata 1603, con il suo bacile e il raffinato reliquiario, opera di argentiere napoletano della fine del’500, che reca sul piede l’emblema del committente, l’Arcivescovo Paolo Tasso e conserva al suo interno un frammento della colonna della flagellazione di Cristo.

Campeggia al centro della sala, suddiviso in tre tele, il modello per la perduta decorazione ad affresco della cupola della Cattedrale, realizzato dal pittore napoletano Giacinto Diano nel 1788 raffigurante l’Incoronazione di Maria.

Interessante la sezione di sculture lignee tra cui spicca il gruppo dell’Annunciazione con l’Angelo Annunciante e la vergine Annunciata che costituisce un interessante esemplare della statuaria lignea regionale con influenze meridionali

Tra le maggiori attrattive del museo degno di nota è il tesoro della Madonna del Ponte, ricco di gioielli realizzati dal XVII al XX secolo tra cui lo straordinario pendente con smeraldi che nel disegno ricorda esemplari veneziani come quelli nel libretto settecentesco di modelli del Museo Correr di Venezia. 

Insieme all’importante collezione di gioielli sono esposte le due vesti in seta, una del ‘700 e una dell’800 con cui si vestivano le statue della Santa Patrona.

Tra i dipinti spicca la tavola raffigurante la Madonna con Bambino datata alla seconda metà del XV e firmata Jacopo da Lanciano, un ignoto pittore abruzzese. Conservata nella chiesa di Santa Maria Maggiore prima di confluire nella raccolta museale, il dipinto raffigura una tipologia di Madonna con Bambino assai comune nella tradizione figurativa quattrocentesca. 

Preziosa testimonianza artistica delle rotte gravitanti intorno agli scambi commerciali delle celebri fiere lancianesi, l’autore del dipinto mostra una conoscenza della cultura pittorica veneto-marchigiana della prima metà del XV secolo.

Veste della Madonna del Ponte

Manifattura napoletana (?)

gros di Tours in seta ricamato
cm 101,5x79,5
1759-1765 ca.
Già nella Cattedrale della Madonna del Ponte

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La veste ha adornato, sino ai primi anni cinquanta dello scorso secolo, sul davanti la venerata immagine della Madonna del Ponte

La veste ha adornato, sino ai primi anni cinquanta dello scorso secolo, sul davanti la venerata immagine della Madonna del Ponte, scultura in terracotta dipinta e dorata della fine del XIV-inizi del XV secolo fissata nella nicchia della cona dell’altare maggiore della Cattedrale di Lanciano: nel 1956, con la riapertura del sacro edificio a seguito degli imponenti lavori di restauro, non venne rimessa sul simulacro mariano, in ottemperanza dei ripetuti richiami fatti dalla Sacra Congregazione dei Riti ai Rettori delle chiese circa la non congruita della presenza di statue vestite negli edifici di culto.

Essa reca lo stemma di Monsignor Giacomo Leto, Arcivescovo di Lanciano dal 1754 al 1769, che ne commissionò la lavorazione ad un laboratorio di ricamo, forse partenopeo, della cui perizia costituisce un saggio notevole: la data di realizzazione cade verosimilmente tra il 1759 e il 1765, gli anni in cui vennero montate le varie parti, arrivate da Napoli, della cona marmorea, in origine dotata di altarino e posta sulla parete destra, all’altezza del luogo del sottostante ponte, dove sarebbe apparsa in antico la Madonna. Dalle vecchie foto, l’aspetto della statua con la veste risulta non molto dissimile da quello del simulacro della Madonna di Loreto rivestito con la rituale dalmatica, che dovette fungere da modello. Come si legge nella relazione, dell’8 novembre 1710, dell’Arcivescovo, Monsignor Giovanni Uva, essa fin dall’origine portava una veste di tessuto, che nessuno osava rimuovere per accertarsi se fosse di legno o altra materia, temendo il castigo divino.    

Su un fondo di gros di Tours in seta avorio, bordato sullo scollo da passamaneria in oro filato, si dispiega una ricchissima decorazione di gusto francese, tipica del tempo, formata da elementi naturalistici, da altri esotici e da altri ancora bizarre, ricamati a rilievo in oro filato, lamellare, riccio, canutiglia e in sete policrome, e con applicazioni di paillettes

Annunciazione lignea

Ambito abruzzese

XVII secolo
Legno intagliato, dipinto e dorato
82 x 150 cm
Già nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Lanciano

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L’opera proviene dalla chiesa di Santa Mara Maggiore di Lanciano e faceva parte di uno degli altari della chiesa

L’opera proviene dalla chiesa di Santa Mara Maggiore di Lanciano e faceva parte di uno degli altari della chiesa, nello specifico l’Altare dedicato alla famiglia De Giorgio smembrato in data sconosciuta. Era posizionato al centro del timpano. 

La scena è presentata attraverso un bassorilievo che fa emergere il momento sacro e i suoi protagonisti. L’artista segue lo schema iconografico tradizionale dell’Annunciazione: a sinistra è l’angelo che arriva a portare l’annuncio a Maria con il giglio (simbolo della purezza) nella mano destra e il braccio destro alzato in segno di saluto. A destra la Vergine inginocchiata davanti ad uno scrittorio su cui è poggiato il libro delle Sacre Scritture; ha il volto girato verso l’Angelo mentre sul suo capo arriva da sinistra un raggio di luce divina attraverso la colomba dello Spirito Santo. La scena è ambientata all’interno della camera della Vergine, come si evince dalle mattonelle disegnate tra i due protagonisti che sottolineano la suddivisione dello spazio in due aree, una riservata alla sfera celeste dell’angelo, l’altra alla condizione terrestre di Maria. 

Brocca e Bacile

Argentiere napoletano

Brocca
argento dorato
20,4x19,7x11,5
1603 (?)

Bacile
argento
H cm 5,3, Ø cm 50
prima metà del XVII secolo )

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La brocca per pontificale, realizzata a sbalzo, fusione, cesello e bulino, costituisce una splendida testimonianza di argenteria tardo manierista...

1) La brocca per pontificale, realizzata a sbalzo, fusione, cesello e bulino, costituisce una splendida testimonianza di argenteria tardo manierista. Si apparenta per forma e soluzioni ornamentali ad un esemplare analogo, come essa privo di bolli, conservato nel Duomo di Napoli, nella sacrestia della Cappella del Tesoro di San Gennaro, e probabile lavoro della medesima bottega partenopea. Presenta piede circolare sul quale corre un motivo a festone, e corpo troncoconico tripartito orizzontalmente: la fascia centrale reca solo l’iscrizione ECCLESIAE CATHEDRALIS LANCIANEN[SIS]/1603 (anno che se non corrisponde a quello dell’esecuzione, lo segue di pochissimo), mentre in basso teste cherubiche si alternano a tre cartelle, di cui una con un leone su sfondo di paesaggio e le altre con mostri marini. Una ulteriore creatura mostruosa degli abissi compare, insieme a una cerva e due conigli ambientati in paesaggi, nelle cartelle del fregio in alto, interrotto solo dal becco a forma di mascherone. È provvista di manico serpentiforme, terminante con una testa leonina.

2) Il bacile, privo sempre di bolli e decorato unicamente da uno stemma bipartito (non identificato) inciso nel cavetto, è pervenuto al Museo dalla Cattedrale assieme alla brocca: lavoro di sbalzo, più tardo, databile entro la prima del secolo, per ricordare nella sua sobrietà e nella semplicità della forma un piatto di anonimo argentiere napoletano di quel tempo appartenente alla Cattedrale di Amalfi. 

Ex voto con Madonna del Ponte ed ammalato

Gagliardi Vincenzo (Lanciano 1964-Lanciano 1904)

Acquerello su carta
49cm X 40cm, 1902
Già nella Cattedrale della Madonna del Ponte

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Il dipinto, posizionato all’ingresso della sala, è uno dei tanti ex voto provenienti dalla Cattedrale della Madonna del Ponte...

Il dipinto, posizionato all’ingresso della sala, è uno dei tanti ex voto provenienti dalla Cattedrale della Madonna del Ponte. In origine collocati lungo la galleria laterale della chiesa essi testimoniano la fede, la devozione e la riconoscenza nei confronti della patrona della città di Lanciano a seguito di miracoli avvenuti. Lo schema iconografico degli ex voto è generalmente ripetitivo: le scene sono quelle di malattie e altri incidenti inquadrate in ambienti essenziali con i personaggi protagonisti del miracolo e l’immagine della Madonna rappresentata sui tre archi del ponte, avvolta da suo abito, con la corona e il bambino. Questo ex voto, attribuito a Vincenzo Gagliardi, pittore lancianese morto nel 1904, è ambientato in una stanza molto spoglia: sulla sinistra del dipinto giace in un letto un ragazzo ammalato; accanto a lui è il padre con il cappello e le braccia conserte, poi un bimbo più piccolo, forse il fratellino, che guarda verso il ragazzo malato e ai piedi del letto la madre inginocchiata tiene tra le mani un fazzoletto per asciugare le lacrime. Alla sua destra, in piedi e con le mani giunte in preghiera è raffigurata una bambina, probabilmente sorella del ragazzo malato. In alto, al centro, compare la Madonna del Ponte. In basso, alla base del dipinto è la scritta “A divozione di Michele Andreoli per un miracolo che la Madonna del Ponte fece a suo figlio moribondo Costantino il giorno 10 gennaio 1902 a Villa Andreoli.”

Bozzetto degli affreschi della cupola della Cattedrale

Giacinto Diano: Incoronazione di Maria

Olio su tela
69 cm X 276 cm
1788
Già nella Cattedrale della Madonna del Ponte

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Nel 1785 iniziarono i lavori di ristrutturazione della Cattedrale e per l’esecuzione della decorazione ad affresco venne chiamato Giacinto Diano...

Nel 1785 iniziarono i lavori di ristrutturazione della Cattedrale e per l’esecuzione della decorazione ad affresco venne chiamato Giacinto Diano, pittore nato a Pozzuoli nel 1731 e morto a Napoli nel 1803, considerato tra i maggiori rappresentanti della pittura napoletana del tempo. 

L’esecuzione del ciclo decorativo della Cattedrale venne affidato a Diano dietro richiesta del dottor Saverio De Giorgio, uno dei procuratori della Santa Casa del Ponte, che aveva avuto modo di conoscere e apprezzare l’artista durante gli anni trascorsi a Napoli. L’esistenza di questo legame è provata dal fatto che gli eredi De Giorgio conservavano ancora negli ultimi decenni del 1800 i tre bozzetti del Diano per gli affreschi della volta, donati a De Giorgio dallo stesso pittore. 

La cupola della Cattedrale venne scoperta il 9 novembre 1788. Gli affreschi, a causa di infiltrazioni nella copertura della cupola, iniziarono a deteriorarsi fino a scomparire negli anni ’40 del 1800.  Ad oggi restano solo i due frammenti di intonaco dipinto che recano le figure di Dio Padre e di Re Davide insieme al bozzetto della composizione.

l bozzetto, che nella parte superiore segue la curvatura della volta, è diviso in tre pannelli. I due laterali sono scanditi da gruppi di angeli, patriarchi e profeti che poggiano su nuvole. Ed in basso corre una balaustra. 

Il pannello centrale raffigura al centro l’Incoronazione di Maria con Cristo, la colomba dello Spirito Santo e il Padre eterno. La Vergine, inginocchiata sulle nubi, le mani giunte sul petto e il volto rivolto verso Cristo. Un gran numero di figure popola la composizione, ogni gruppo è indipendente e mostra dinamicità nei movimenti.

APPROFONDIMENTI

Giacinto Diano, Frammenti di affresco

Soggetto: Dio Padre e Re Davide

46cm x 37,5 cm

1788

Già nella Cattedrale della Madonna del Ponte 

 

Dio Padre 

La figura intera di dio Padre è rappresentata nel pannello centrale del bozzetto che raffigura la scena dell’Incoronazione di Maria, seduto su una nuvola con lo sguardo rivolto verso la corona che sta per essere poggiata sulla testa della Vergine.Nel frammento ovale, dell’intera figura è rimasta ad oggi solo la testa: il viso raggrinzito è incorniciato da capelli bianchi e corti, una fronte accigliata e una bocca chiusa contornata da una lunga e folta barba bianca che copre quasi tutte le guance. 

Re Davide

La figura intera è rappresentata nel pannello di sinistra. Seduto su una nuvola mentre suona l’arpa  circondato da altri angeli musicanti,  la sua testa è rivolta verso il centro della composizione.Nel frammento ovale, dell’intera figura è rimasta ad oggi solo la testa: il viso liscio è incorniciato da capelli corti e la corona sulla testa. Ha la bocca socchiusa contornata da una barba corta e bionda scende sotto le gote rosse. 

Gioielli Pendenti

Vari

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I tre pendenti fanno parte del ricco tesoro di gioielli antichi un tempo appuntati sul ‘mantosino’ – termine col quale a Lanciano e in altri luoghi del Meridione veniva indicato un grembiule...

Bottega italiana

1) Pendente 

1601 e XVIII-XIX secolo

Argento dorato, perline, cristallo e pietre false

7 x 5 cm

 

Bottega italiana

2) Pendente (Mezzaluna)

1870-1880

Argento, smalto e diamanti

4,5 x 6,5 cm

 

Bottega italiana

3) Pendente

Secondo-terzo quarto del XVIII secolo e XIX secolo 

Argento, oro, smeraldi e rosette di diamanti

11,6 x 12,8 cm

 

Provenienti dalla Cattedrale della Madonna del Ponte di Lanciano 

I tre pendenti fanno parte del ricco tesoro di gioielli antichi un tempo appuntati sul ‘mantosino’ – termine col quale a Lanciano e in altri luoghi del Meridione veniva indicato un grembiule – posto in determinate occasioni sul venerato simulacro della Madonna del Ponte, scultura in terracotta dipinta e dorata, databile alla fine del XIV-inizi del XV secolo, collocata nella nicchia del dossale dell’altare maggiore della Cattedrale di Lanciano. Essi sono identificabili nell’elenco, redatto il 27 agosto 1886, dei preziosi risparmiati dal furto compiuto all’interno del sacro edificio la notte tra il 24 e il 25 luglio dello stesso anno. Il primo esemplare, dal profilo mistilineo, realizzato a fusione, sbalzo e cesello, è il gioiello più antico del tesoro, come dall’anno 1601 inciso sul verso; risulta mancante di tre pendentini finali ed è arricchito da cinque castoni, quello di maggiori dimensioni al centro, con un cristallo, e gli con pietre false, di pasta vitrea (in alto presenta l’aggiunta sette o ottocentesca di un bottone, forse di orecchino, con pietra, sempre falsa, e contorno di perline). Di maggior pregio per qualità delle pietre impiegate è il secondo pendente, a forma di mezzaluna, lavoro di fusione decorato con foglioline, risparmiate dallo smalto blu, tra le quali sono incastonati diamanti, altri di minore caratura figurano incastonati lungo il perimetro.

Il terzo invece è tra i gioielli di maggior pregio artistico del tesoro. Lavoro di fusione, di sbalzo e di cesello, risulta frutto dell’assemblaggio – impossibile da determinare se effettuato in data anteriore all’arrivo nella Cattedrale, avvenuto in data non successiva al 1861 – di un pendente e di una coppia di orecchini, entrambi scompleti, in origine formanti parure: dal pendente, da fissare ad un nastrino di stoffa che cingeva il collo o da fermare sul corsetto di un abito scollato, vengono il fiocco grande e i due minori, anche se questi non disposti nella sequenza originaria, mentre dalla coppia di orecchini, del modello francese ‘girandoles’, i due nastri con le tre sospensioni, montati simmetricamente ai lati; sempre di origine francese è il decoro a tralci vegetali intrecciati, ravvivati da castoni con schegge di diamante (rosette) e smeraldi, che nel disegno ricorda esemplari veneziani

Madonna con Bambino

Jacopo da Lanciano

XV secolo (seconda metà)
Tempera su tavola
Cm 55 x 38 x 1,4
Già nella sacrestia della Chiesa di Santa Maria Maggiore di Lanciano

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Preziosa testimonianza artistica delle rotte gravitanti intorno agli scambi commerciali delle celebri fiere lancianesi è il dipinto a tempera su tavola raffigurante la Madonna nell’atto di...

Preziosa testimonianza artistica delle rotte gravitanti intorno agli scambi commerciali delle celebri fiere lancianesi è il dipinto a tempera su tavola raffigurante la Madonna nell’atto di sorreggere e mostrare il Bambino benedicente circondati da quattro cardellini disposti due per parte, su un fondo caratterizzato dalla presenza di un’ampia cortina colorata, in un insieme stilisticamente coerente con la tradizione figurativa quattrocentesca in particolar modo per la tipologia dei personaggi raffigurati e per la spiccata valorizzazione della corona della Vergine, con rilievi a pastiglia, motivi floreali e ornati a foglie lanceolate, quest’ultimi disposti sulle estremità cuspidate.

La disposizione dei protagonisti sulla tavola è funzionale alla presenza di un grande cartiglio, in basso, recante l’iscrizione in lettere capitali con la firma del pittore: «IACOVO DE [L]ANZANO P(IN)XIT».

Le dimensioni attuali della tavola sono indicative di un’operazione di rifilatura dei lati, probabilmente per essere adattata come sportello di un armadio da sacrestia nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Lanciano.

Indagata in maniera più ampia per la prima volta recentemente da Maria Luisa Lustri, la tavola era stata precedentemente segnalata dallo studioso locale Francesco Verlengia nel 1926 sulle pagine della testata regionale “La Tribuna d’Abruzzo”, nell’ambito delle attività di ricognizioni da lui intraprese.

Madonna in trono con Gesù Bambino

Ambito abruzzese

Legno scolpito e dipinto
119 x 49 x 44
Fine sec. XV
Già nella ex chiesetta rurale di San Pietro

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In origine collocata sull’altare maggiore della ex chiesa rurale di San Pietro apparteneva al capitolo della Cattedrale di Lanciano...

In origine collocata sull’altare maggiore della ex chiesa rurale di San Pietro apparteneva al capitolo della Cattedrale di Lanciano. Prima di confluire nelle raccolte del museo diocesano era conservata presso l’auditorium Diocleziano.

La statua rappresenta la Madonna, seduta su un trono realizzato a forma di sedile, con il capo parzialmente coperto da un manto giallo e lo sguardo fisso in avanti; ha un viso allungato, contornato da capelli mossi che scendono dietro il velo, due occhi grandi e la bocca chiusa.  Indossa una veste rosata con una cintola dorata che le cinge la vita sotto il seno e un manto azzurro che le si raccoglie sul grembo con un panneggio morbido.

Con il braccio destro reggeva probabilmente un fiore, oggi non presente, mentre con il braccio sinistro sorregge Gesù Bambino, ignudo, in piedi sulle ginocchia di lei. Il Bambino ha un globo nella mano sinistra.

I volumi, nonostante siano ben resi, risentono ancora di una certa staticità, alla quale contribuisce la posizione frontale delle figure.

La fisionomia dei volti è simile: presentano due grandi occhi rotondi e inespressivi, un lieve rossore sulle guance e le bocche semichiuse che accennano un sorriso. 

La statua è stata più volte ridipinta.

Contatti

Largo dell’Appello 2 Lanciano Chieti 66034 Italia